Volontariato Protezione Civile, Andrea Guido: accanimento nei confronti delle associazioni

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Riportiamo le parole dell’Assessore alle politiche Ambientali di Lecce, Andrea Guido, condivise pienamente dalla nostra redazione (al di là del colore politico)

LECCE – “La Giunta Regionale – dichiara l’assessore alle politiche Ambientali del comune di Lecce, Andrea Guido, ha approvato di recente, in via definitiva, il regolamento relativo alle attività di volontariato di Protezione Civile. Il testo di questa nuova norma regionale specifica bene che i Comuni possono avvalersi delle Associazioni di Protezione Civile solo ed esclusivamente per interventi ricadenti nel Piano Comunale di Protezione Civile per cui è fatto obbligo di attivazione del COC (Centro Operativo Comunale), organo che si insedia in occasione delle grandi emergenze. Il Dirigente del Servizio Regionale, Ing. Lucia Di Lauro, ha poi inviato una nota in cui ha specificato chiaramente che in caso di servizi resi da parte delle associazioni al di fuori della circostanza di cui sopra provvederà alla cancellazione delle stesse associazioni dall’Elenco Regionale, all’accertamento delle responsabilità e alla segnalazione alla competente autorità giudiziaria.

Capisco bene la logica che ha dettato la redazione di questa norma ma non mi sarei mai aspettato un simile accanimento nei confronti di tutte queste associazioni di volontari che finora hanno solo reso un impegno immenso negli interessi della collettività. Si fa presto a dettare regole senza considerare risvolti e conseguenze – continua Guido – Come è altrettanto facile invocare l’applicazione di circolari nazionali senza tenere presente le peculiarità di ogni territorio, le sue vocazioni e le possibilità e i mezzi delle amministrazioni comunali, soprattutto quelle che sovrintendono a piccole comunità come succede nella nostra provincia. Mi riferisco a quegli splendidi paesini  che senza l’ausilio del mondo dell’associazionismo non avrebbero la possibilità, con le sole risorse comunali, di porre in essere quegli eventi come sagre e appuntamenti culturali che caratterizzano la nostra rinomata offerta turistica durante la bella stagione. Penso che sia vitale poter usufruire della Protezione Civile in caso di emergenza ma penso anche che sia altrettanto importante poter contare su di essa nel prevenirle, le emergenze.

Per questo motivo mi schiero dalla parte delle associazioni che recriminano la possibilità di poter operare anche al di fuori dei piani d’emergenza e delle competenze strette dei COC. Quanti bambini smarriti nella folla – si chiede – sono stati ritrovati dai nuclei speciali per la ricerca dei dispersi delle nostre associazioni di Protezione Civile locali? E quanti incidenti sono stati evitati nel caos delle grandi affluenze agli eventi? Quanti monumenti salvaguardati e quanti interventi di soccorso per malori improvvisi durante i concerti o i festival o le sagre? Chi penserà a tutto questo d’ora in poi? Quali altri gruppi di cittadini volontari sono in grado di prestare il primo soccorro o utilizzare un defibrillatore? Sembra ammissibile per i signori della Regione Puglia che si insedi un COC in ogni evento della nostra estate? Perché dobbiamo aspettare che un guaio accada veramente prima di poterci rivolgere a questi volontari, quando si potrebbe invece prevenire ed evitare che il guaio accada? Dovrebbe essere questa la logica. Non quella persecutoria e restrittiva che il governo di Bari intende imporre.

Un’altra questione. In considerazione del fatto che l’insediamento del COC avviene solo in casi di emergenza assoluta e, quindi, per fortuna, in territori come il nostro, ciò accade veramente di rado, mi domando come possa essere efficiente un’organizzazione che si ritrova a operare una volta all’anno. In altre parti d’Italia i governi regionali, vedi ad esempio la Lombardia, riconoscono alle associazioni di Protezione Civile contributi economici di una certa importanza necessari alle esercitazioni e all’acquisto di mezzi e attrezzature. In Puglia no, questo non accade. Ma la Giunta Regionale pretende lo stesso che le associazioni siano sempre pronte ad intervenire. E con i propri mezzi. Ora mi domando, ma nel momento in cui non diamo loro la possibilità di incamerare neanche quei piccoli contributi che arrivano dai comuni, dalle parrocchie, dai comitati popolari e dalle pro loco, come fanno a tenersi aggiornati, attrezzati e pronti ad intervenire?

Fonte: www.corrieresalentino.it
Foto: www.corrieresalentino.it