Di seguito pubblichiamo la lettera che l’ex capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, ha inviato al direttore de “Il Tempo”.
Caro direttore,
in Italia siete alle prese con una grande tragedia ed io sono qui in Sierra Leone ad occuparmi di centinaia di bambini che muoiono nel silenzio assoluto.
In momenti come questi, quando il terremoto colpisce duro, ci vuole innanzitutto una grande capacità di leadership e autorevolezza per coordinare la complessa macchina dei soccorsi. Uno solo deve coordinare e dare direttive ferme ed immediate. Va evitata la grande lodevole folla dei soccorsi che fanno solo confusione ma sono certo che la Protezione Civile nazionale, con i Vigili del Fuoco, i volontari, le forze armate, Carabinieri e Polizia faranno un lavoro splendido.
Ovvio che bisogna subito tirare fuori le persone dalle macerie, le prime 24 ore sono cruciali.
In contemporanea vanno piantate tendopoli nella zona colpita sperando che non le abbiano usate tutte per gli extracomunitari.
Conosco bene quella gente, nessuno vorrà andarsene lontano dai loro paesi, vanno trattati come cittadini di serie A con priorità assoluta. Il resto sarà la solita demagogia. Non sono i terremoti che uccidono ma l’uomo che costruisce male in zone a rischio. È una vecchia storia che si ripete puntualmente dopo ogni tragedia, e succederà così anche questa volta. Con la prevenzione non si vincono le elezioni, lo dissi a Colfiorito nel 2007 in occasione del decimo anniversario del sisma in Umbria davanti al presidente della Repubblica che ci consegnava la seconda medaglia d’oro al merito civile. Mi chiesero di dimettermi subito perché non ero politicamente corretto. Ma oggi non voglio fare polemiche. Occorre grande unità e fermezza e fare in modo che fra qualche settimana, quando si spengeranno le telecamere, quei paesi non vengano dimenticati in qualche container che neppure i disperati che attraversano il Mediterraneo vorrebbero mai abitare.